.

giovedì 5 giugno 2014

Dal Questore in Questura


di Angelkika

Era un bel mattino di primavera tarda, faceva caldo. Lisa si alzò di buonumore e canticchiando si fece una bella doccia indugiando sulle parti intime con il doccino mono-getto per migliorare l'inizio della giornata.

Si preparò una succulenta colazione con fette biscottate burro e marmellata e naturalmente innaf-fiate da un cremoso cappuccino.
Scivolò nella capiente cabina armadio per cercare qualcosa da mettere, alla fine scelse un vestitino fresco, elegante, sobrio, corto appena due dita sopra il ginocchio. Era blu in pizzo foderato stretto in vita, ci aggiunse una cintura bianca da abbinare alla morbida borsona Liù Jo e alle Louboutin dodici centimetri.
Aprì il cassetto della biancheria intima vagliando con cura l'intimo da indossare, ma poi decise di mettere solamente il reggiseno, spesso  usciva senza mutandine. Adorava quella sensazione di libertà che si prova, è indescrivibile la piacevole brezza che ti avvolge e ti invade per non parlare del solletico che provoca un vestito svolazzante.
Infilatosi tutto, si rimirò compiaciuta allo specchio. Ultimo tocco un filo di trucco e due gocce di Chanel N°5  e canticchiando uscì di casa.
Era felice quel giorno perchè aveva deciso di regalarsi una bella vacanza all'estero e si stava recando in agenzia per concludere il contratto, prima però doveva passare in questura per le pratiche del passaporto. Era scaduto da un pezzo e non era mai stato rinnovato.
Entrò nel grande atrio scuro senza sapere dove dirigersi, chiese a qualcuno ma era gente che, come lei, era li per sbrigare pratiche burocratiche e non  poteva aiutarla. Poi vide un tale in divisa forse un poliziotto, fiduciosa si avvicinò per chiedere informazioni sull'ufficio passaporti. Il tale la squadrò da cima a piedi con un fare così circospetto che la fece trasalire. D'istinto arrossì. Guardò in terra sentendosi stupida per questa reazione, anche se non aveva mia fatto nulla di male quello sguardo indagatore la metteva a disagio.
Il tizio sembrò leggergli nei pensieri e da bravo poliziotto che ha sgamato il manigoldo di turno si eresse in tutta la sua altezza e scortò verso l'ufficio dei passaporti una Lisa un po' terrorizzata.
L'ufficio passaporti era deserto. Il poliziotto la fece accomodare su una sedia. Di colpo Lisa si ricordò di non indossare le mutandine e si sedette lisciandosi il vestito e stando bene attenta a non fare mosse brusche, temendo che si vedesse tutto.
Dal canto suo al poliziotto non era sfuggito per nulla il disagio. Per la sua esperienza voleva dire solo una cosa "colpevolezza", sì ma di che?  Negli interrogatori lui di solito era il poliziotto buono lasciava al collega La Trippa il compito del cattivo ma in quell'occasione decise di agire in modalità spietato.
Seduta su quella sediola scomoda Lisa si guardava attorno mordicchiandosi le labbra, sentiva gli occhi del poliziotto su di sé "lo sguardo della legge", la spada di Damolce pronta a fiondarsi su di lei, ma non aveva fatto nulla, così raddrizzò la schiena e decise di sfidare il suo rivale.
Occhi negli occhi. 
 "Ha dei bei occhi neri e profondi capelli neri un poco mossi, è un bell'uomo tutto sommato anche se la divisa non gli fa onore non mi sono mai piaciute, però sotto quella rude scorza sembrava esserci una bella persona me lo dicono gli occhi", pensò ingenuamente. 
Si rilassò un po', ma lui senza cedere minimamente si  sedette dietro la scrivania e gli chiese finalmente  i documenti necessari per il passaporto.
Con la mano un po' tremolante, glieli passò.
- Come mai deve fare il passaporto signora ... signora o signorina Lisa?
- Voglio andare in vacanza  alle Haway... signorina.
- Brava, è un bel posto. 
- C'è stato anche lei?
- No.
 - ...
- Come mai è a disagio, signorina? 
- Ehmmm, ma no sono tranquilla, solo che fa caldo, tutto qui.
- Signorina, a me non la si fa  sono stato anche nei Ris, lo sa? Ho arrestato Provenzano in persona e anche Totò Riina. 
Lisa lo guardò un po' perplessa. Era lì, davanti a lei, altero tutto intabarrato nell'alto della sua istituzione e tutta quella bizzarra situazione le ricordava un film di Totò. Questo pensiero le provocò una crisi di riso isterico, di quelli da non riuscire a fermarsi. 
Il poliziotto si sentì un po' preso per i fondelli e decise di agire.
Si alzò velocemente, chiuse la porta a chiave e Le si avvicinò di scatto ammanettandola.
Lei non riusciva a smettere di ridere, forse non si rendeva conto di quel che stava succedendo.
Le legò le mani dietro alla sedia, si avvicinò al viso, le alzò il mento. Lei ammutolì.
- Adesso vediamo chi ride, eh.
Le sollevò la gonna. Lei ebbe un brivido, ma non di paura né di freddo. Per una strana ragione stare in compagnia di quell'uomo non la spaventava più, ormai aveva scoperto il suo segreto la sua colpa, e adesso si sentiva sollevata.
Lui piacevolmente sorpreso le si inginocchiò davanti e dopo averle aperto le gambe le si fiondò  con la testa sotto il vestito inebriandosi del suo profumo, iniziò a leccarle il clitoride sapientemente, avidamente.
Lei gettò la testa indietro e si lasciò andare a quell'inaspettato piacere.
La situazione la eccitava tantissimo. Lui era bravissimo e al culmine del piacere urlò come un indemoniata.
Quando riemerse da sotto al vestito la guardò in silenzio. Lei ansimando, sudata e spettinata era bellissima. Si alzò quanto bastava per baciarle la bocca. Fu tenero, ma per poco.  Senza toglierle le manette la fece alzare e girare, le mise le mani sulla sedia e la fece piegare in avanti. Si inginocchiò di nuovo davanti alla bellezza di quelle chiappe sode e tenere, le divaricò per meglio leccarle il buchetto prima di penetrarlo. Poi la scopò a pecorina. Di brutto.
Lisa urlò di nuovo, con tutto il fiato che aveva in gola, sperando che l'ufficio passaporti avesse le mura insonorizzate. Non era mai stata  presa così, aveva avuto fidanzati schizzinosi e poco inclini alle scomodità. L'ultimo addirittura non amava nemmeno usare la bocca, temeva di avere conati di vomito.
Alla fine giacevano entrambi sul pavimento. Lui si era slacciato la divisa dove lei gli aveva appoggiato la testa, mentre lui le accarezzava i capelli.
Si ricomposero entrambi, avendo cura l'uno di aiutare l'altra. Si abbracciarono e si baciarono di nuovo, lui aprì la porta e lei se ne andò.
Il passaporto non era stato ancora rinnovato.

Nessun commento:

Posta un commento